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Il dossier dell’alunno con disabilità: i documenti che ne fanno parte.

1. Relazione iniziale del docente di sostegno: viene presentata dal docente specializzato al primo consiglio di classe e presenta l’alunno H.

2. Programmazione per l’alunno (per obiettivi minimi o differenziata): viene redatta dal consiglio di classe e va fatta con riferimento al P.E.I. e alla programmazione della classe (la programmazione per obiettivi minimi non si deve discostare molto dalla programmazione della classe); la famiglia deve autorizzare la programmazione differenziata, altrimenti si va per obiettivi minimi. Nel caso di programmazione differenziata va scritto in calce alla pagella “la presente votazione è riferita al P.E.I. e non ai programmi ministeriali ed è adottata ai sensi dell’O.M. 80 del 09 Marzo 1995”.

3. Diagnosi funzionale: va fatta una sola volta nella vita dell’alunno dai neuropsichiatri.

4. Certificazione amministrativa:

a. viene rilasciata ogni anno dalla commissione medica dopo accertamento l neuropsichiatra

b. riporta in via sintetica la diagnosi;

c. va richiesto alla famiglia entro novembre;

d. la certificazione deve riportare la connotazione di gravità ai sensi dell’Art. 3, comma 3, della legge 104/92.

5. Profilo dinamico funzionale (P.D.F.): viene redatto dal G.L.I.S. (Gruppo Misto: composto dall’equipe medica, dalla famiglia, dal docente di sostegno, da un docente curricolare (solitamente il coordinatore) e dal DS) entro febbraio e riporta ciò che sa fare l’alunno nel sociale. In genere viene redatto alla scuola materna, in II elementare, IV elementare, in II media, in II superiore, in IV superiore e tutte le volte in cui si presentino degli elementi rilevanti per modificarlo.

6. Progetto educativo individualizzato (P.E.I. o P.E.P.): viene redatto ogni anno entro giugno dal G.L.I.S. e riguarda la programmazione per l’alunno relativa all’anno scolastico successivo; materialmente viene redatto dal docente di sostegno.

7. Progetto educativo-didattico (P.E.D.): sono due di cui il primo serve a chiedere lo sdoppiamento delle classi ai sensi del D.M. 141/99, il secondo serve per ottenere una deroga di 18 ore su un alunno in base alla connotazione di gravità, ai sensi della L. 333/01. Vengono redatti dal consiglio di classe.

Consiglio di classe 

Programmazione per l’alunno

P.E.D.

Medici 

Diagnosi funzionale

Certificazione amministrativa (entro novembre)

G.L.I.S. 

P.D.F. (entro febbraio)

P.E.I. (entro giugno)

* Fonte – http://dida.orizzontescuola.it/news/il-dossier-dellalunno-con-disabilit%C3%A0-i-documenti-che-ne-fanno-parte


di Flavio Fogarolo*

«Secondo il dizionario – scrive Flavio Fogarolo – il termine “bizantinismo” è l’atteggiamento di chi eccede in sottigliezze o complica inutilmente i problemi. Proprio quello di cui la scuola ha oggi meno bisogno. E invece è proprio quello che si fa, ad esempio con “bizantinismi accademici” come la distinzione tra personalizzare e individualizzare, che non ha alcuna ricaduta operativa e non serve a niente nella scuola reale»

Alunno con disabilità e professore

Che differenza c’è tra personalizzazione e individualizzazione? Se qualcuno me lo chiede, rispondo di solito con un’altra domanda: perché lo vuoi sapere? Se è per un esame o per un concorso, solidarizzo, per forza, e in qualche modo cerco di dare una risposta. Necessariamente nozionistica, purtroppo. Ma se il dubbio viene da insegnanti semplicemente curiosi di sapere, dico: «Lascia perdere, pensa a cose più serie e non complicarti la vita per nulla».

Secondo me, infatti, la distinzione tra personalizzare e individualizzare è un puro bizantinismo accademico che non ha alcuna ricaduta operativa e non serve a niente nella  scuola reale. Capisco che il linguaggio tecnico debba essere più preciso di quello comune, ma la specificità dev’essere razionale e avere una funzione. Il giurista distingue tra frode edolo, mentre l’uomo della strada dirà semplicemente che c’è stato un imbroglio, ma le distinzioni legali hanno una logica e delle conseguenze ben precise e a nessuno verrebbe in mente di classificare minuziosamente le varie tipologie di reato, se poi le conseguenze – penali o amministrative – fossero in ogni caso sempre le stesse.

Parlando di didattica individualizzata e personalizzata, da un po’ di anni a questa parte – non molti in verità – i “sacri testi” partono dall’assioma che i due termini non siano sinonimi, ma all’atto pratico, quando è il momento di dire cosa si fa in un caso e cosa nell’altro, ledistinzioni scompaiono e tutti parlano di “didattica individualizzatatrattinopersonalizzata”.
Si vedano ad esempio le Linee Guida per i DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento, N.d.R.) del 2011 e i modelli di PDP (Piani Didattici Personalizzati) proposti dal Ministero. È come quando si fa fare ai cittadini la raccolta differenziata, ma poi i rifiuti finiscono tutti nella stessa discarica! E d’altra parte, sarebbe ben duro fare distinzioni categoriche, considerando la nebulosità e le evidenti, e pesanti, contraddizioni tra le due pseudodefinizioni, nonché le varianti e difformità.
Mi attengo quindi al “minimo sindacale” e riprendo ciò che dicono le citate Linee Guida: «L’azione formativa individualizzata pone obiettivi comuni per tutti i componenti del gruppo-classe ma è concepita adattando le metodologie in funzione delle caratteristiche individuali dei discenti […]. L’azione formativa personalizzata […] può  porsi  obiettivi  diversi per  ciascun discente».
Ma se didattica individualizzata significa differenziare la metodologia didattica e non gli obiettivi, perché per gli alunni con disabilità, con i quali si adatta praticamente tutto, si predispone un PEI (Piano Educativo Individualizzato)? Viceversa, è proprio per gli alunni con DSA che si dovrebbe intervenire sull’individualizzazione, considerando che – sempre secondo quelle Linee Guida -, per loro la progettazione educativa deve intervenire ma «non differenziare, in ordine agli obiettivi, il percorso di apprendimento dell’alunno o dello studente in questione». Se è così, quindi, perché il documento di programmazione dei DSA si chiama PDP, Piano Didattico Personalizzato, e non Individualizzato come sarebbe logico in base alla definizione?
Tra parentesi, consiglio sempre la “regola dei contrari” a quei “poveretti” di prima, quelli cioè che devono preparare un concorso o un esame e sono obbligati a distinguere tra due termini del tutto arbitrari e scollegati rispetto al linguaggio comune e che quindi tendono a confonderli: hai presente il PEI? Si chiama individualizzato, ma si fa personalizzazione. E il PDP si chiama personalizzato, ma riguarda l’individualizzazione. Basta capovolgere tutto, facile. O no?

In sostanza, la distinzione avrebbe senso se si dicesse, ad esempio, che con DSA e BES (Bisogni Educativi Speciali) si può fare solo individualizzazione, come sarebbe ovvio, visto che non si possono ridurre gli obiettivi, mentre con gli alunni con disabilità si può intervenire anche sulla personalizzazione. Ma la Legge 170/10 sui DSA dice chiaramente (articolo 5, comma 2 a) che questi alunni hanno diritto a una didattica «individualizzata e personalizzata» e quindi la distinzione non si può fare.
Chiariamo meglio: di sicuro è utile riflettere su come, caso per caso, vada differenziato l’insegnamento relativamente a metodi, tempi, obiettivi, con riferimento in particolare ai livelli culturali minimi di competenza e di cittadinanza che vanno garantiti a tutti. Contesto invece la pretesa di calare dall’alto una distinzione lessicale senza nessun riferimento all’uso reale, anche da parte degli addetti ai lavori (vedi PEI e PDP), e soprattutto senza nessuna ricaduta operativa.
Secondo il dizionario, tra l’altro, individualizzare e personalizzare, checché se ne dica, sono sinonimi e anche nella scuola erano considerati così fino a poco tempo fa. Ricordo ad esempio che negli Anni Novanta, prima dell’autonomia, le scuole dovevano stendere il PEI, inteso come Piano Educativo di Istituto (precursore del POF-Piano dell’Offerta Formativa), e in molte zone d’Italia, per evitare confusione di sigle, si è cambiato il nome dell’altro PEI, quello cioè di programmazione della disabilità, trasformandolo in PEP, Piano Educativo Personalizzato. Perché ovviamente, allora, i due termini erano tranquillamente considerati sinonimi.
E a proposito di dizionario: bizantinismo, ovvero atteggiamento di chi eccede in sottigliezze o complica inutilmente i problemi. Proprio quello di cui la scuola ha oggi meno bisogno.

Fonte – http://www.superando.it/2014/02/03/personalizzare-individualizzare-e-altri-bizantinismi/


L’articolo illustra i vantaggi dell’utilizzazione dell’ICF per la definizione della Diagnosi Funzionale dei bambini  con disabilità, ma anche    per la strutturazione di un  progetto di vita individualizzato.

* Vai alla risorsa 

ICF struttura

 


Il Piano Didattico Personalizzato è un contratto fra docenti, Istituzioni scolastiche, istituzioni sociosanitarie e famiglia per individuare e organizzare un percorso personalizzato nel quale devono essere definiti i supporti compensativi e dispensativi necessari alla realizzazione del successo scolastico degli alunni con DSA e/o ADH.

Gli alunni che presentano Disturbi Specifici di Apprendimento e/o Disturbi da Deficit di Attenzione e Iperattività, sono gli studenti che pur in situazione di integrità cognitiva, trovano difficoltà a seguire il normale piano di studi e richiedono una personalizzazione dello stesso come previsto già dalla normativa precedente alla legge 170 (Legge 53 del 2003/Indicazione per il Curricolo 2007). Per questi alunni è prevista la stesura un Piano Didattico Personalizzato (PDP).
Si precisa che il PDP è uno strumento diverso dal PEI:
  • PEI: previsto dalla L. 104/92 per gli alunni con disabilità consente di predisporre una programmazione individualizzata e/o differenziata.
  •  PDP: C.M. n. 4099 del 5/10/2004, C.M. 28/05/2009, , C.M. n. 4089 del 15/06/2010, L. 170 del 8/10/2010, DM n°5669 del 12/07/11 consente di diversificare le metodologie, i tempi e gli ausili didattici per l’attuazione della programmazione curricolare prevista per la classe di appartenenza, modalità didattiche personalizzate con attività di recupero individualizzate.

Linee guida per il diritto allo studio degli alunni con DSA

Tecnologie compensative

Guida alla compilazione del PDP (a cura dell’A.I.D.)

Fonte 

 


TAB 1


Il Bisogno Educativo Speciale è qualsiasi difficoltà evolutiva, in ambito educativo e/o apprenditivo, che consiste in un funzionamento problematico anche per il soggetto, in termini di danno, ostacolo o stigma sociale, indipendentemente dall’eziologia, e che necessita di educazione speciale individualizzata. (Ianes e Macchia, 2008).

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Treviso – Ufficio scolastico territoriale

USR per il Veneto – Ufficio XI

Materiali di studio per l’applicazione condivisa della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF). Scheda di Segnalazione, Profilo Dinamico Funzionale, Piano Educativo Individualizzato.

ICF_PDF_PEI (.zip – 3,6 MB)